Nel fine dell’autunno, Sua Altezza con la signora Duchessa con la Corte, et altri gentilhuomini e gentildonne della città, se ne va a marina, dove tra l’altre habitationi delitiose, sopra il porto di Goro, in un bosco, detto la Mesola, ha edificato un sontuoso Palazzo; il qual bosco ha Sua Altezza con spesa veramente eroica cinto d’un muro che circonda dodici miglia con quattro portoni posti secondo i quattro siti del cielo; i quali si tengono rinchiusi acciò non escano gli animali, e si aprono secondo il bisogno.
Ecco come il letterato Annibale Romei, nei suoi Discorsi del 1586, descrive il palazzo di Mesola e la sua cerchia muraria, che racchiudeva canali, zone boschive e serragli per gli animali.
Nel 1578, a conclusione della grande opera di bonifica dei terreni circostanti, fu avviata sull’isola fluviale di Mesola la costruzione di un enorme circuito murario con dodici torrioni quadrangolari al cui interno fu poi costruito un nucleo di edifici signorili raccolti attorno ad un palazzo ducale, secondo il progetto dell’architetto e ingegnere carpigiano Marco Antonio Pasi.
Qui, fino al 1598, lavorarono maestranze di corte impegnate a realizzare un progetto con una doppia valenza, strategica e commerciale. Mesola era una vera città deltizia, che avrebbe dovuto poi svilupparsi come centro mercantile e portuale, capace di intercettare i traffici adriatici per inoltrarli verso l’interno.
Nel suo momento di massimo splendore, il palazzo di Mesola era impreziosito da decorazioni policrome sull’intera facciata, coronata da particolari in ceramica invetriata. Qui trovava esemplare manifestazione quell’ideale trasfigurazione del territorio che sapeva compenetrare natura e artificio, l’utile e la meraviglia e che nell’ampiezza del luogo coinvolgeva il paesaggio intero, il bosco, il fiume in un insieme veramente unico.
La corte era solita trascorrere qui il periodo autunnale, dedicandosi ad attività venatorie favorite dall’abbondante presenza di selvaggina. Le battute di caccia erano dei veri avvenimenti di natura collettiva all’interno della civiltà cortese, a cui partecipavano, assieme al duca, anche altre comitive di ospiti illustri, italiani e stranieri.
La confinante Repubblica di Venezia, constatando la natura e l’importanza che questo centro stava guadagnando dal punto di vista commerciale, nel 1599 ordinò il cosidetto “Taglio di Porto Viro” con il quale si sabotava il progetto, insabbiando in pochi anni la sacca ed il porto della vicina Goro, sbocco diretto sul mar Adriatico. Dopo essere passata di proprietà – dallo Stato Pontificio alla Repubblica Francese -, solo nel 1952 Mesola passò sotto il controllo dell’Ente Delta Padano. Il Castello è ora proprietà della Provincia di Ferrara.